Coltivazione limitata al territorio delle Langhe, da vitigno di Nebbiolo cambia così il suo nome in Barolo acquisendolo da quello di uno dei Comuni.
Ne deriva che deve essere un vino in purezza da uve di Nebbiolo, deve affinare in botte per non meno di 18 mesi e può essere commercializzato al compimento del terzo anno.
Gareggia con i migliori pinot neri per trasparenza, il colore rubino e un ricchissimo bouquet di profumi che vanno dalla ciliegia al nocciolo, dall’anice al tartufo, lo distinguono e lo rendono inconfondibile.
Una volta in bocca scatena sapori di liquirizia e caffè raccolti dai terreni di coltura che lo arricchiscono di tannini che ne sostengono la struttura.
All’interno della zona di produzione, le Langhe, il Barolo si differenzia anche da comune a comune, così da La Morra arriva un barolo elegante, da Monteforte d’Alba uno dai sapori suadenti, da Serralunga un barolo rigoroso.
Al Barolo deve essere lasciato tempo di maturare, non può certo essere bevuto giovane, con attenzione al clima degli anni di produzione che, se caldo, ne riduce le possibilità di invecchiamento.
Solo l’affinamento, dovuto anche alla grande carica di polifenoli, prima in botte per almeno 18 mesi e poi in bottiglia, ne consente il giusto invecchiamento e la possibilità di esprimere i suoi aromi terziari.
A tavola trova la sua massima espressione abbinato al tartufo delle Langhe, alle carni del territorio provenienti dai pascoli bradi, ai risotti tradizionali; ma ogni piatto della cucina delle Langhe può essere valorizzato dall’accompagnamento con questo sontuoso vino rosso.
Se volete farvi avvolgere dalla lussuria del Barolo e del Tartufo d’Alba non perdete la Fiera Internazionale del Tartufo d’Alba, ogni anno ai primi di novembre, dove Tartufo, Barolo e Champagne sono il filo conduttore di una ghiotta esperienza sensoriale.