L’uomo ha iniziato a produrre vino fin dall’alba della sua storia sociale, ne troviamo ancora oggi traccia nelle anfore romane che gli archeologi ripescano dal mare nelle stive delle triremi affondate durante i viaggi commerciali nel Mediterraneo.
Le tecniche enologiche sono progredite a un passo più lento della tecnologia che ha accompagnato i progressi dell’umanità in altri campi alimentari, ma oggi si può affermare che siano completamente al passo con i tempi.
L’uso dei nuovi materiali, l’acciaio inox su tutti, delle macchine per la vendemmia e per la diraspatura, che oggi consentono di spremere solo gli acini dell’uva, hanno portato a un miglioramento organolettico del mosto e di conseguenza della qualità dei vini in generale.
La mappatura di tutte le fasi del processo di maturazione dei mosti, le temperature, l’umidità, gli zuccheri disciolti, consentono agli “alchimisti del vino” di controllare ogni fase del miracolo della trasformazione del mosto in vino.
La conservazione del vino in contenitori di acciaio, prima dell’affinamento in botti o bottiglie, ne garantisce la costante uniformità qualitativa, offrendo ai consumatori prodotti omogenei nel tempo, costanti nelle loro differenze tipologiche e capaci di resistere al tempo senza cambiare mai radicalmente le loro caratteristiche.